
L’intervista a Pariya Kohandel su: //www.radioradicale.it/scheda/464487/iframe
La sua petizione su Change.org…http://change.org/diteloarouhani
Mi chiamo Pariya Kohandel, ho 18 anni, mio padre Saleh Kohandel è prigioniero politico da 10 anni. È stato condannato inizialmente alla pena di morte e poi a 10 anni di reclusione nel carcere di Gohardash, dove attualmente si trova, ma non so se sarà liberato. Mia madre e mia sorella si trovano in Camp Liberty.

Mio padre è stato arrestato tre volte: la prima volta avevo solo 4 anni. Lo hanno arrestato per via del fratello che si trovava ad Ashraf. Il suo arresto è avvenuto per via della sua attività politica contro il regime. Una volta, per via di questa sua attività, le autorità hanno fatto irruzione a casa nostra e lo hanno arrestato, portando via anche tutti i nostri effetti personali.
La terza volta che è stato arrestato avevo 8 anni e mancavano due settimane a capodanno (ndr. il capodanno persiano corrisponde al 21 marzo). Io mi trovavo a casa quando ho sentito suonare insistentemente il citofono. Mi sono spaventata e non ho aperto poiché pensavo fosse un ladro o un malvivente. Poi però ho sentito dei rumori di vetri rotti e ho capito che stavano entrando a forza.
Ho iniziato a piangere e ho visto 5 uomini vestiti di nero che trascinavano a forza mio padre dentro casa, picchiandolo. La prima volta che lo avevano arrestato mi ero ripromessa di non permettere che accadesse di nuovo, per questo ho iniziato a piangere e l’ho abbracciato cosicché non potessero portarlo via. Gli uomini in nero hanno inziato a perquisire casa. Quando hanno visto che non lasciavo andare mio padre mi hanno staccato da lui a forza.
Ricordo solo che mio padre mi diceva di essere forte.
Non ci era permesso vederci di persona se non 3 o 4 volte in occasione dei controlli da parte di ispettori internazionali davanti ai quali si dimostravano più flessibili solo per dare un’immagine umana delle prigioni iraniane. C’erano molti bambini piccoli con cui percorrevo quel km di tunnel che portava fino alla sala degli incontri. Venivano spesso con dei disegni in cui raffiguravano loro stessi con i genitori detenuti. E poi quando finivano le visite iniziavano a piangere supplicando le guardie di lasciarli abbracciare i loro padri anche solo per un istante. E loro non facevano altro che guardarli con disprezzo ordinando di portarli via.
La situazione che sto raccontando è solo una piccola sfaccettatura della realtà terribile che molti vivono in Iran. Come mio padre in Iran ci sono moltissime altre persone e vivono un dramma continuo. Ci sono migliaia di bambini che mentre sto raccontando questa mia esperienza continuano ad andare a percorrere quei maledetti tunnel per andare a trovare i propri parenti.
In Iran le autorità inventano spesso dei reati per arrestarti, e se vieni accusato di svolgere attività politica allora viene dato il massimo della pena e cioè la morte.
Quando è salito al potere Rohani aveva promesso che avrebbe reso più libero l’accesso a internet e ai social network, ma purtroppo così non è stato. Tutt’oggi tiene sotto pressione la situazione sociale tramite il controllo degli accessi a internet. Inoltre non potendo filtrare tutte le connessioni a internet ha optato per diminuire nettamente la velocità di navigazione non permettendo così alle persone di effettuare alcuna ricerca.
Quando camminavo per strada molto spesso le ragazze “malvelate” venivano fermate e picchiate dalle guardiane del regime. Inoltre sotto Rohani la situazione del malvelo è peggiorata poiché è stata imposta anche una sanzione pecuniaria molto alta e questo è uno dei motivi per cui molte insegnanti sono scese in strada per protestare.
Avevo poi un’amica a Isfahan che mi raccontava invece dei casi di sfiguramento di donne con l’acido. Altre volte le guardie si avvicinavano con i volti coperti alle donne con le moto e le ferivano con le mannaie. Ovviamente tutti questi casi venivano denunciate dalle vittime ma nessun tribunale ha mai condannato tali reati. E per questo molte ragazze come me per non correre rischi e non essere sfugurate, preferivano rimanere segregate dentro casa.
In quale parte del mondo un presidente si professa un moderato per poi permettere che vengano sfigurate così tante ragazze solo nei primi giorni dalla sua presidenza?
Come si può stringere la mano ad un regime che solo negli ultimi due anni ha portato all’esecuzione di 2000 pene capitali? Il popolo iraniano non scorderà mai questi giorni difficili e soprattutto si ricorderà per sempre di coloro che invece hanno deciso di ostacolare questo regime.
La mia richiesta nei vostri confronti è di aiutarmi a liberare mio padre denunciando la violazione sistematica dei diritti umani in Iran, la sua detenzione e il recente attacco a Camp Liberty in occasione dei vostri incontri con l’Iran.
Per tutto questo lancio su Change.org una petizione: per la scarcerazione di mio padre. Per riabbracciarlo e affinché possa essere l’inizio della liberazione dei prigionieri politici detenuti nelle carceri iraniane dal regime.
Sostenetemi e…
#DiteloaRouhani
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